JJ è un grande. Forse un furbacchione, ma un grande. E la botta di ormoni pompata in questo Star Trek lo dimostra. Dalle tutine e i fondali di cartone degli anni ’60 (meravigliosamente teatrali, nella loro ingenuità) a questo scifi-action il passo riesce a sembrare sorprendentemente breve, pur in realtà non essendolo affatto. Il progetto non solo tiene ma esalta, lo script racconta finalmente della nascita di quell’amicizia. E di fronte a tanto splendore, chiudi magnanimamente un occhio su un casting che, ad esclusione di Zachary Quinto e a cominciare da Chris Pine, sembra troppo teenie per essere vero.