Confesso che ero prevenuto. Mi aspettavo di uscire dal cinema con la conferma della sensazione che Sabina Guzzanti avesse perso l’ultima occasione che aveva per diventare la Michael Moore Italiana. Mi aspettavo un film contro a prescindere, con posizione acritica e predefinita, con Lei a imitare Berlusconi in doppiopetto e cerone. Sono rimasto deluso, e piacevolmente (si fa per dire) sorpreso. Questo film, seppur dichiaratamente schierato, apre un vaso di pandora che fa davvero male. Quando arrivano i titoli di coda sei lì rintanato nel tuo seggiolino e manco riesci a rialzarti. Draquila ti mette al tappeto, raccontando di un dramma imbarazzante che non è il terremoto, ma tutto il prima e soprattutto il dopo, portando sullo schermo persone vere che raccontano la loro verità di cavie e di sfollati. Una verità – per dire – diversa da quella del TG1. Poi sta a te trovare l’equidistanza.