Dopo che i primi due Bond (Dr. No e From Russia with Love) avevano gettato solide basi, qui nascono e si consolidano gli equilibri e gli stilemi che – clonati e serializzati in tutti i film successivi – diventeranno i pilastri del mito 007: L’Aston Martin DB5, lo smoking sotto la muta, i famosi gadgets, le bond girls. In Goldfinger tutto è esagerato, dal machismo sbruffone di Connery alla tecnologia futuribile, dalle donne bellissime ai cattivi che anzichè ucciderti ti lasciano li col raggio laser e se ne vanno. Malgrado il costante cambiamento di attori, registi e team di produzione, da qui in avanti la serie 007 muterà solo al naturale mutare delle epoche, ripetendo sempre – o quantomeno provandoci, e sempre in peggio – la formula Goldfinger. Un film che fotografa un’epoca in cui il futuro era ancora un territorio da esplorare con gioia, in cui i buoni erano buonissimi e i cattivi cattivissimi, sulla scia della contrapposizione USA-URSS e della guerra fredda. Se c’è un Bond da vedere, è questo. Anche per i non fans.