Il miglior De Niro (forse) di sempre nei panni di Jake LaMotta, un giovane Joe Pesci (al suo terzo film) e, dietro la macchina da presa, il grandissino Martin Scorsese, mettono a punto con questo film – nato dall’autobiografica del pugile italo-americano – il team che poi, per tutti gli anni ’80, ci regalerà gangster movie capolavoro, come nessuno aveva mai fatto, e come nessun altro riuscirà più a fare. Trovano radici qui, in questo strano film-documentario girato in un (volutamente) forzato B/N, la rabbia, la violenza e la cieca furia omicida che poi esploderanno e troveranno completezza in Goodfellas e Casino. Un film drammatico ed emotivamente assordante, dove la boxe per una volta non è la solita metafora della vita, limitandosi ad essere la vita del protagonista: un’ossessione violenta, fuori e dentro il ring. Costellato di dialoghi da citare e di scene quasi splatter, tra sputi e schizzi di sangue Scorsese guarda nel baratro senza colori dell’eccesso e dell’autodistruzione. Sangue e immigrazione. Gelosia e ignoranza. Ingredienti di un capolavoro da vedere (o rivedere) immediatamente.