The man with no name is back, recitavano i trailer della distribuzione internazionale dell’epoca. E infatti Clint Eastwood torna – con lo stipendio triplicato – a indossare il poncho peruviano di Per un Pugno di Dollari. Dopo aver – quasi disperatamente – cercato di non fare un altro western, Sergio Leone torna dietro la macchina da presa per dirigere il secondo capitolo di quella che diventerà la trilogia del dollaro. E’ con questo film che Sergione mette a punto definitivamente il suo stile, segnando l’ultima svolta, e il destino, del genere western. Il film è meraviglioso e sostituisce la forzata semplicità del predecessore con una profondità e un’ampiezza capaci di mozzare il fiato. Cast e location migliorano, regalandoci una meravigliosa coppia di bounty killer all’inseguimento di una specie di mucchio selvaggio al comando di un tossico Gian Maria Volontè. Nel mio cuore c’è uno spazio, un cassettino dedicato alla scena finale: il duello tra Van Cleef e Volontè. Bellissimo, girato in purissimo Leone-style, con i due avversari agli estremi del fotogramma 2.35:1 e il carillon che suona in primo piano, tra le mani di Eastwood. E quell’ultimo dialogo che riassume in un commovente distillato la storia del film: Van Cleef: Ragazzo, sei diventato ricco. Eastwood: Siamo diventati ricchi… Van Cleef: No, tu solo. E te lo sei meritato… Eastwood: e la nostra società? Van Cleef: un’altra volta… Pellone d’oca, e storia del cinema.