Starship Troopers (1997)

Il futuro è un mondo dove basta cliccare per saperne di più, ma anche un regime militarista in cui la popolazione si divide tra citizens e non-citizens – più o meno come noi con gli extracomunitari – sceso in guerra per futili motivi contro un nemico che sta dall’altra parte della galassia. Paul Verhoeven gira questo film intelligente e divertito che, senza prendersi troppo sul serio, è in realtà un meraviglioso esempio di satira cinematografica che racconta i limiti e l’irragionevolezza della società occidentale attraverso la metafora della guerra ai bug. Assolutamente folle la sceneggiatura, con una parte iniziale volutamente realizzata in stile soap-opera, che poi diventa una specie di Full Metal Jacket futuristico, compreso il campo d’addestramento reclute della Fanteria dello Spazio, e infine arriva alla guerra vera, combattuta in questo caso sul pianeta nemico. Meravigliosa la caratterizzazione del regime, incluse le divise, gli slogan e gli strumenti di propaganda, capace di unire il meglio – si fa per dire, e sempre con un deciso piglio satirico – della Germania nazista e dei moderni mass media. Casper Van Dien e Denise Richards sono i protagonisti, insipidi quanto basta e perfettamente integrati nell’approccio soap, di questo capolavoro a cavallo tra un teen-movie e la fantascienza anni ’50. Un film che ha sempre polarizzato commenti e recensioni, che alla fine – per chi scrive – è perfetto. Da dimenticare, invece, i due indegni sequel Starship Troopers 2: Hero of the Federation (2004) e Starship Troopers 3: Marauder (2008).

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