In 1988, the crime rate in the United States rises four hundred percent. The once great city of New York becomes the one maximum security prison for the entire country. A fifty-foot containment wall is erected along the New Jersey shoreline, across the Harlem River, and down along the Brooklyn shoreline. It completely surrounds Manhattan Island…
Chiamalo Snake o chiamalo Plissken, è lui quello che dovrà andare dentro a recuperare il presidente. Ecco il film con cui John Carpenter raggiunge la perfezione degli equilibri del suo concetto di cinema. Un film che definirei un B-movie di serie A. Buio, sporco, decadente e inquietante, con Kurt Russell protagonista al top della forma e personaggini del calibro di Lee Van Cleef, Donald Pleasence e Ernest Borgnine a fare da supporto. Il tutto ben impacchettato in una pellicola che è stata capace di innovare profondamente il concetto cinematografico di futuro, diventando lo stracult che, insieme a Mad Max, ha di fatto iniziato il filone della post-fantascienza – quella in cui il domani è una specie di medioevo tecnologico un po’ straccione, per capirci – per ora culminato con Terminator Salvation o The Road. Carpenter riesce a mantenere quel fondo un po’ cheesy tipico delle sue produzioni che dà al film un sapore unico, e te lo fa apprezzare anche per la sua capacità, in fondo, di non prendersi mai troppo sul serio. Un dettaglio che troppi cloni successivi hanno ignorato, compreso il patetico presunto sequel del 1991 – aimè dello stesso Carpenter – Escape From Los Angeles. Alla fine siamo davanti a un bel pezzo di storia del cinema, con buona pace della critica di rango che certe cose ha difficoltà a farsele entrare nella testolina.
You touch me… he dies. If you’re not in the air in thirty seconds… he dies. You come back in… he dies.