Al picco del trend cold-war-spy-movie cominciato a inizio anni ’60 dal primo, indimenticabile film tratto da Ian Fleming (Dr.No, 1962), uno stilosissimo Michael Caine viene chiamato per la seconda volta ad interpretare Harry Palmer, unico vero anti-007 del cinema. Là dove Bond eccedeva con quel suo approccio cafonal chic fatto tutto di champagne, mignotte e lustrini, Palmer era invece un molto più credibile agente segreto British: glaciale, distaccato, letale. E questo Funerale a Berlino resta uno dei migliori film di spionaggio non solo del periodo, ma di tutti i tempi. Nato come seguito ideale di The IPCRESS File (1965), in cui per la prima volta compariva il personaggio di Harry Palmer, questo film di Guy Hamilton – che guardacaso poi girerà anche diversi 007 – spinge l’acceleratore proprio sui punti deboli del concorrente Bond, sostituendo casinò e Aston Martin con un approccio molto più realistico, crudo e diretto. La scelta non pagherà (gli spettatori saranno pochini) e il terzo e ultimo capitolo della saga Palmer (Billion Dollar Brain, 1967) virerà vergognosamente verso la spy-comedy alla ricerca di un successo che comunque non arriverà, segnando la fine del filone anti-Bond. Ma per fortuna questo Funeral rimane, come patrimonio nostro e del cinema, come una perla rara, girato in una bellissima Berlino blindata e murata, raccontando di una spia senza giocattoli nè smoking che usa la testa per uscirne vivo.