Posso dire? Il solito film italiano co-prodotto RAI. La solita ambientazione di provincia, a cavallo tra un affresco e un dialetto. La solita storia del regista in crisi. Il solito Silvio Orlando, bravo ma con la solita faccia da san bernardo bastonato. Il solito kit di gnocche emergenti o d’importazione (bellissima Kasia Smutniak, simpatica come un virus la Capotondi). E, stranamente, Corrado Guzzanti a portare l’unico contributo un filo controcorrente (ma nemmeno troppo). Per carità, tutto carino, tutto misurato, tutto come te lo aspetti. Ma una sceneggiatura debole debole, in cui non succede nulla di nulla se non la sfiga che si accanisce su Orlando (ma non aveva già fatto la parte del regista in crisi – identica a questa – nel Caimano?) cui tutto rema contro fino al telefonatissimo simil-happy end. Già, perchè manco l’happy end è fatto come si deve, con quella solita voglia di lacrimuccia da quattro soldi tanto cara ai registi nostrani. Peccato, perchè Mazzacurati parte bene, e i primi dieci minuti di film sono ritmati e divertenti. Ma presto, lentamente, il tutto si sgonfia come una torta sbagliata, e anche se Orlando è protagonista, alla fine il film sta in piedi soprattutto grazie al bravo e sorprendente Giuseppe Battiston, vero motore dell’azione e salvatore della patria con vero sangue e vere lacrime. Insomma, una delusione. Verdetto: aspettate che passi in tivvù.