Adoro il cinema western e apprezzo tutti i produttori e registi che, dalla sua morte alla fine degli anni ’70, ogni tanto provano a rianimarlo. Purtroppo, con buona pace mia e di tutti gli altri fan, il genere resta stecchito – temo non ci sia più speranza – ma qualche buon film nel tempo è arrivato. Appaloosa è uno di questi: il grande Ed Harris, qui in veste di protagonista e regista, ci fa dono inaspettato di quello che, devo ammettere, è un grandissimo film. Abbandonate le atmosfere da epopea dei film di John Ford e le scanzonate e indolenti variazioni sul tema dello spaghetti western, da Leone a Trinità, Harris (alla sua seconda prova dietro la Mdp) ci regala un film di frontiera, crudo e cazzuto, in cui le pistole sparano davvero e le ferite non si guariscono legandoci intorno la bandana. Un cast davvero stellare completa il tutto, a riprova che agli attori il western non dispiace affatto: Viggo Mortensen col fucilone è da bacheca, Renée Zellweger dà profondità al personaggio della solita sgualdrina da saloon che cerca di stare al mondo come può, Jeremy Irons è il superbaddie di turno, cattivo e spietato al punto giusto. Il tutto con la stupenda e credibile fotografia di Dean Semler, ad esaltare – splendidamente musicati – i meravigliosi scenari del sud-ovest americano. Appaloosa è una grande storia di amicizia, di bastardi e uomini veri, di sceriffi e puttane. Un grande film di avventura vestito da cowboy. Io in questo caso non faccio testo, ma se vi capita guardatelo.
Randall Bragg: I told you you’d never hang me, Cole.
Virgil Cole: Never ain’t here yet.