Roger Donaldson (lo stesso di No Way Out, bellissimo spy thriller anni ’80) torna sulla scena del delitto, e cioè a Langley e alla CIA, per raccontarci la storia di un grandissimo Al Pacino nei panni di un infallibile reclutatore di talenti per i servizi segreti USA. Colin Farrell è simpatico e credibile (!) nei panni del reclutato, anche perchè forse nel 2003 non si prendeva ancora troppo sul serio. Devo dire che la prima ora il film scorre liscia e perfettamente equilibrata. La regia e la trama intrigano e, anche se siamo ovviamente e dichiaratamente dalla parti del pop-corn movie, ti coinvolgono e tirano dentro, anche grazie a personaggi molto ben costruiti. Lungo il percorso, lentamente, la sceneggiatura prende – aimè – la via della prevedibilità, e dopo il terzo presunto colpo di scena ti ritrovi in pena zona luogo comune. Sensazione che culmina e trova conferma nel discorso finale di Alfredone Pacino, che pesca a piene mani dal solito ritrito cassetto del fedele servitore dello stato a cui non sono mai stati dati i giusti riconoscimenti e che ora si prende la rivincita. Peccato, ma in ogni caso The Recruit (in italiano La regola del Sospetto, mah…) rimane comunque un piacevolissimo spy-thriller, ottimamente recitato, prodotto alla grande, girato in modo intrigante e perfetto per quel paio d’ore di relax. Insomma, Cinema d’evasione con la C e la E maiuscole, senza la pretesa di fare discorsi del re o la storia del silver screen.
Burke: Nothing is what it seems.