Who Framed Roger Rabbit (1988)

Inventore di fatto della tecnica mista che permise ai toons di recitare con gli umani, questo è il film che raccorda i due mondi, e finalmente sdogana il disegno animato, fino a cinque minuti prima relegato nelle nursery e considerato childish e poco interessante. Who Framed Roger Rabbit è un bellissimo noir, contiene un giallo vero, e mescola sapientemente moltissimi ingredienti, e perfino quel pizzico di peperoncino sexy di cui è totalmente permeata Jessica Rabbit (che nell’originale aveva la voce dell’allora altrettanto supertopa Kathleen Turner). Bob Hoskins è meraviglioso nei panni dell’iconografico investigatore degli anni ’40, Christopher Lloyd è sontuoso nel ruolo dell’ibrido superbaddie, ma sopra a tutti c’è ovviamente lui, il coniglio Roger, che per quanto caciarone al limite del fastidio, riesce ad essere naturalmente protagonista del film. Sceneggiatura a prova di bomba, idee e strizzate d’occhio ad ogni fotogramma (trovo meravigliosa l’idea di Toontown, il quartiere dove vivono i cartoni che lavorano come attori ad Hollywood!) e poi soprattutto l’incontro/scontro di tutti i personaggi Warner, Disney, ecc., reso memorabile ed esilarante dalla presunta frase politically scorrect che a quanto pare Donald Duck dice a Daffy Duck (“you goddamn stubborn nigger”). Insomma, un tripudio di cinema, animazione, citazioni e fantasia. Da riscoprire per chi lo ha visto vent’anni fa, da correre a vedere in bluray per chi se l’era perso.

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