Noah (2014)

noahGiusto per mettere subito in chiaro dove andremo a parare, compro una vocale e modifico il titolo del film: da Noah a Noiah. Un minestrone tremendo, che mescola troppi ingredienti, per altro nemmeno troppo freschi, e viene servito tiepido e senza sale. Il cast è l’unica cosa che si salva, ma fossi in Russell Crowe, Jennifer Connelly e Anthony Hopkins farei causa alla produzione, capace di gettare al vento l’idea tutto sommato intrigante di rappresentare l’avventura (non mi azzarderei a definirla storia) della famosa Arca di Noè. Lo stiracchiato 6,1 che il film racimola su IMDB è piuttosto eloquente, oltre che di manica larghissima, per inquadrare un film più vicino al fantasy dei vari Hobbit che all’epopea biblica che invece dovrebbe rappresentare. Insomma, una ciofeca fatta e finita, in cui la parola God non viene mai pronunciata (pare che The Creator sia molto più chic) e in cui alla fine tutta la storia dell’Arca appare secondaria rispetto alle battaglie digitali (ma basta!), ai mostri/angeli di pietra animati alla bene e meglio e all’impresentabile psicosi di Noah/Crowe. Ma soprattutto al solito trito, ritrito, stucchevole, noioso, dejà-vù, palloso, patetico scontro tra il buono (?) Noah e il superbaddie di turno, che non muore mai. Alla fine sei li sul tuo divano, con sbadigli incorporati (perché oltre tutto sto polpettone dura 138 minuti), che ti sorprendi a pensare “aridatece i polpettoni biblici che ci facevano vedere all’oratorio.” Da dimenticare.

Noah: A great flood is coming. The waters of the heavens will meet the waters of earth. We build a vessel to survive the storm. We build an ark.

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Natural Born Killers (1994)

A bold new film that takes a look at a country seduced by fame, obsessed by crime and consumed by the media dicevano i cartelloni pubblicitari nel 1994. E infatti Assassini Nati, film onirico e selvaggiamente stravagante, con in sella un Oliver Stone ispiratissimo e per una volta fuori dagli schemi, è un epocale gioiello di violenza, di inaudita mancanza di scrupoli, vera milestone del cinema pulp e passaggio fondamentale nella rappresentazione della minaccia mediatica che incombe, o forse si è già scatenata, sulla società occidentale. Quentin Tarantino firma la storia, e si vede. Il suo tocco e la sua ispirazione sono ovunque, tanto da rendere quasi irriconoscibile la mano di Stone, che dà la sensazione di essersi snaturato per girare questo film come lo avrebbe fatto Quentin. Il casting è da urlo vero: Woody HarrelsonJuliette Lewis (deliziosa) sono protagonisti, o meglio prime vittime, di un mondo completamente privo di valori, conseguenze malate di famiglie sbagliate, scorie di umanità indegna. Con loro, sempre pescando nel torbido, Robert Downey Jr. scaltro giornalista d’assalto, e un enorme Tommy Lee Jones nella parte del redneck direttore della prigione. Il tutto scorre veloce su una strada americana, lasciando una scia di cadaveri e di snague, saltando da uno stile visivo all’altro per rappresentarci una soggettiva tossica e deviata attraverso cui il modo appare distorto e deviato. Per non parlare della colonna sonora, che meriterebbe una recensione a parte e di cui voglio citare unicamente Shit List (L7), cucita addosso alla prima scena in cui Juliette si scatena. Un film meraviglioso e inquietante, opera unica da tenere in cassaforte.

Mickey: Mister rabbit says, “A moment of realization is worth a thousand prayers.”

Nomads (1986)

Prima che McTiernan diventasse uno dei baronetti dell’action, e prima che Brosnan diventasse 007, i due si erano concessi questo film strano e pieno di personalità. Nomads colpisce, riesce a far paura, è ansiogeno, claustrofobico e teso, senza mai scadere nell’effettaccio facile o nello splatter. Un low budget ben recitato e ben girato, che riesce quasi a non sembrare un prodotto degli anni ’80. Un film grande e sconosciuto, che per me può tranquillamente stare bello caldo nei quartieri alti della videoteca.

No Country for Old Men (2007)

I fratelloni Coen ci rifanno, con una specie di desert-Fargo disilluso all’inseguimento di super malloppo full-optional. Un meraviglioso Josh Brolin in fuga attraverso il Texas, inseguito dal sorriso stilosamente noir dello spietatissimo Javier Bardem, per scoprire che negli anni ’80 abbiamo perso tutti. Le mani sul malloppo le ha messe qualcun altro, e a noi non resta che tirare la monetina per scegliere se vivere o morire.