Sei lì con il cofanazzo blu-ray dell’intera esalogia, in edizione definitiva con bollino di garanzia George Lucas himself, che ti guarda dallo scaffale da mesi e mesi, e alla fine decidi di riguardarli, uno per sera, in una settimana. Anche perché non avevo mai visto bene gli episodi I, II e III e ricordavo vagamente i IV, V e VI. Non entriamo nel merito dei sei film uno per uno, ma buttiamola sull’opera completa. Complessivamente la storia è godibile, anche se è una soap opera che potrebbe tranquillamente durare due ore meno: troppe scene extra-long, troppi riempitivi, troppi dialoghi inutili, pallosissimi filosofeggiamenti e soprattutto troppi combattimenti e duelli a suon di lightsaber, che però sono talmente finti e con poca cattiveria che li prendi meno sul serio delle scazzottate di Terence Hill e Bud Spencer. In generale, meglio, più equlibrati e dinamici, i primi (ultimi) tre episodi. Decisamente più legnosi e con sbadiglio incorporato gli ultimi (primi) tre, malgrado siano in realtà quelli veri, e malgrado i nuovi effetti speciali, cazzi e mazzi. Personalmente, due grandi limiti: l’approccio generale pesantemente childish, particolarmente evidente nei più recenti ma comunque una cappa che soffoca l’intera esalogia, e quella pallosissima venatura fantasy: lo Yoda, la forza, i fantasmi dialoganti e tutto il resto. Certo, quintessential Star Wars, però come detto lo sbadiglio è in agguato, e spesso la palpebra cala, anche se poi quando la riapri ti rendi conto che non hai perso nulla perché ti sei assopito durante un combattimento laser di 28 minuti. La parte più bella dei primi (ultimi) episodi è tutta l’evoluzione politica che porta alla nascita dell’Impero e di Darth Vader, che era buono (come sarà alla fine quando Luke gli toglie il cascone nazi) ma dopo essere stato trattato per anni come il ragazzo di bottega da tutti i Jedi, e dopo una chiacchiera di 4 minuti con l’imperatore, si rompre il cazzo e diventa cattivo e, estremamente educativo, massacra a sangue freddo 50 bambini. Così, per presentare il personaggio. L’aspetto macropolitico di fatto scompare nei tre episodi finali, per lasciare spazio alla storia di trentacinque ribelli straccioni che tengono in scacco un impero di inetti, più altre cose più o meno sfilacciate, che trovano comunque poco spazio, soffocate come sono tra discussioni interminabili sull’irresistibilità della parte oscura e quanto invece sia meglio la forza buona, sei mia sorella, sono tuo fratello, quello è papà, e i vari dico/non dico di Yoda coadiuvato da fantasma di Kenobi che dispensa saggezza da Baci Perugina. In definitiva, super-polpettone spaziale carino ma ampiamente sopravvalutato. Vedremo cosa saprà farne J.J. Abrams, fiducioso che un po’ di testosterone possa certamente giovare al benessere della famiglia Skywalker.
Darth Vader: I am your father, Luke! (e tutti noi: really?)
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