Il film comincia con la presentazione dell’iPod nel 2001, e la riproduce diversamente – e decisamente meno sexy – da come andò veramente (for the records, ecco i link alla presentazione reale e alla versione cinematografica). Se tanto mi da tanto, lo stesso parametro si applica a tutto il film: una rilettura, quindi, più che un documento o un’omaggio, che alla fine sembra ridursi alla libera interpretazione di una serie di eventi più o meno interessanti, assemblati in modo non particolarmente consequenziale. Girato male e montato peggio, il film ci presenta una narrazione a salti temporali piuttosto difficile da seguire, regalandoci uno Steve Jobs che non ha nulla del noto carisma del personaggio reale, ma risulta un concentrato degli aspetti più deteriori della sua personalità. Steve Jobs fu unanimemente riconosciuto, nel bene o nel male, come un visionario, mentre purtroppo questo filmetto si preoccupa di più di riprodurre la sua camminata (per altro in modo imbarazzante) che non il succo della sua vision, che invece appare ipersemplificato e ridotto ad una ipertrofica maniacalità per l’ordine e la perfezione formale. Alla fine il film si può anche vedere, ma anche no, a patto che tu sappia davvero chi era Steve Jobs. Se invece non lo sai, questo film è inutile e dannoso, la visione renderà il personaggio insulso e detestabile, ma soprattutto fondamentalmente irrilevante nella storia della consumer electronics. Cosa che, comunque la si pensi, è un’eresia.
Steve Jobs: In your life you only get to do so many things and right now we’ve chosen to do this, so let’s make it great.