Strange Days (1995)

Gli Strani Giorni sono quelli che portano verso capodanno 2000 (il mitico Y2K, ricordi?). In una L.A. buia à la Blade Runner, mentre l’orologio corre avvicinandosi al countdown, si consuma la solita serie di crimini più o meno loschi. Con la variante di un intrigante sfondo cyberpunk costituito dallo spaccio di contenuti per SQUID, una specie di iPod capace di riprodurre – direttamente nella corteccia cerebrale – le esperienze registrate in precedenza tramite lo stesso aggeggio. La resa playback dello SQUID è talmente realistica da essere assolutamente paragonabile all’esperienza reale, ed ecco quindi nascere un fiorente mercato nero di esperienze più o meno proibite. Mettendo insieme un cast grandiosamente underground (un unto Ralph Fiennes, una muscolare Angela Bassett, una sensuale Juliette Lewis e i superbaddies Tom Sizemore e Michael Wincott) l’allora sciura Cameron Kathryn Bigelow butta lì un filmetto – purtroppo abbondantemente sottovalutato – fatto di regia coraggiosa, movimenti di macchina pazzeschi e montaggio untraserrato – che faranno scuola – e di atmosfere capaci di rendere drammaticamente credibile anche il plot cyberpunk. Non svelo altro, tranne che tutto si risolverà alla mezzanotte, al cambio di secolo.

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The Hurt Locker (2008)

Quello di Kathryn Bigelow è un meraviglioso documentario sulla vita di tre artificieri dell’esercito americano durante l’invasione la liberazione dell’Iraq. Fotografia e sound design sono da urlo, ma script e regia sono decisamente stucchevoli. L’uno tutto a preso a ricicciare il solito tema dell’assuefazione alla guerra come fosse una droga, l’altra basata sul solito stile breaking-news, con la  solita macchina a spalla, i soliti zoom, i soliti fuori fuoco. Insomma, la sensazione è che la ex signora Cameron sia arrivata tardi, riproponendo tutto sommato quello che Ridley Scott aveva fatto quasi dieci anni prima con Black Hawk Down. Intendiamoci, il film è bello, ma – forse anche a causa dell’eccessiva osanna che lo ha circondato, la competizione con Avatar, tutti quegli oscar ecc. – non riesce a non lasciare un po’ di amaro in bocca.