Inception (2010)

Come aveva già dimostrato James Cameron con Avatar, per avere successo oggi basta una confezione esagerata con cui valorizzare quelle due ideuzze, o con cui nasconderne la totale mancanza. Inception è uno spettacolone di 150 minuti, costato 160 milioni di dollari (e dal 16 luglio 2010 ne ha già incassati quasi 800) che però, malgrado questa mega-confezione, sa di pochino. Christopher Nolan lo dirige bene ma in punta di piedi, sfornando un polpettone che pur non avendo nulla di sbagliato non ha nemmeno tutto questo granchè di particolare. Certo, trattasi di superproduzione da urlo e di film formalmente perfetto (la fotografia di Wally Pfister si trasforma ad ogni scena in godimento per gli occhi) e anche il cast è stellare al punto giusto, con il solito Leonardo DiCaprio (che personalmente trovo sempre troppo uguale a se stesso) ben integrato in particolare da Ken Watanabe e Cillian Murphy, cui si aggiungono i due cameo di Tom Berenger e del grande Michael Caine. Ma purtroppo Inception fallisce proprio dove sperava di sfondare, e cioè sulla capacità di stupire. Malgrado il disperato tentativo di farla passare per nuova, la storia del mondo parallelo non è nè più nè meno che quella di The Matrix (qui nei sogni, là nei computer) ulteriormente complicata – sempre alla ricerca dello stupore – dalla la storia dei vari livelli di sogno nel sogno, che non fanno che rendere il tutto ancor meno credibile, oltre che difficile da seguire. Tutta questa complicazione obbliga la prima parte del film a diversi momenti noiosetti dedicati alla spiegazione, e costringe poi ad un finale tirato via in cui in due minuti si passa dall’essere tutti nel limbo alla missione compiuta (del resto il film non poteva durare 3 ore). Nel conseguente happy end, che comunque avrebbe avuto anche un suo perchè, ancora una volta Nolan cede alla voglia di strafare e taglia la scena prima che la trottola cada (o non cada) in un maldestro e telefonatissimo tentativo di riaprire la partita. Che noia! In definitiva, un bel film d’azione, uno spasso visivo, con l’unico grande – enorme – difetto di essere poco originale e troppo pretenzioso.

Vedi anche cosa ne pensa Boomer nella sua recensione.

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Funeral In Berlin (1966)

Al picco del trend cold-war-spy-movie cominciato a inizio anni ’60 dal primo, indimenticabile film tratto da Ian Fleming (Dr.No, 1962), uno stilosissimo Michael Caine viene chiamato per la seconda volta ad interpretare Harry Palmer, unico vero anti-007 del cinema. Là dove Bond eccedeva con quel suo approccio cafonal chic fatto tutto di champagne, mignotte e lustrini, Palmer era invece un molto più credibile agente segreto British: glaciale, distaccato, letale. E questo Funerale a Berlino resta uno dei migliori film di spionaggio non solo del periodo, ma di tutti i tempi. Nato come seguito ideale di The IPCRESS File (1965), in cui per la prima volta compariva il personaggio di Harry Palmer, questo film di Guy Hamilton – che guardacaso poi girerà anche diversi 007 – spinge l’acceleratore proprio sui punti deboli del concorrente Bond, sostituendo casinò e Aston Martin con un approccio molto più realistico, crudo e diretto. La scelta non pagherà (gli spettatori saranno pochini) e il terzo e ultimo capitolo della saga Palmer (Billion Dollar Brain, 1967) virerà vergognosamente verso la spy-comedy alla ricerca di un successo che comunque non arriverà, segnando la fine del filone anti-Bond. Ma per fortuna questo Funeral rimane, come patrimonio nostro e del cinema, come una perla rara, girato in una bellissima Berlino blindata e murata, raccontando di una spia senza giocattoli nè smoking che usa la testa per uscirne vivo.

Billion Dollar Brain (1967)

Michael Caine torna nei panni dell’agente segreto Harry Palmer, l’unica spia più cool, e terribilmente più british, del caciarone James Bond. Il terzo e ultimo capitolo della trilogia Palmer si avvicina quasi alla parodia del genere – pur senza gli eccessi di film contemporanei alla In Like Flint. L’abbandono delle atmosfere più tetre dei primi due capitoli tutto sommato è un gran peccato, resta comunque da vedere, quantomeno per i fans di Caine per gli appassionati del genere, che non mancheranno di notare come qui si trovino tutti gli ingredienti di quel sotto-sotto-genere tutto nostrano che potremmo definire spaghetti-spy.

The Eagle Has Landed (1976)

Un altro di quei filmoni di una volta, tutto cast e seconda guerra mondiale. Michael CaineRobert Duvall sopra a tutti, per un superfilm superprodotto anni ’70, con Donald Pleasence che ci regala il miglior Himmler del cinema.