RED (2010)

Il mondo invecchia, la società occidentale particolarmente. E così Hollywood – per farci sentire ancora protagonisti – sforna film i cui eroi sono arzilli cinquantenni (in questo caso Bruce Willis) e vivaci ottantenni (il sempre mitico Morgan Freeman) capaci di prendere a calci in culo i giovani rampanti. Messaggio sociale o stratagemma per far lavorare mostri sacri che sia, la cosa funziona, e bene, fin dai tempi di Space Cowboys, e questo RED ne è l’ultimo degno esempio. Retired, Extremely Dangerous non è nè più nè meno che il solito polpettone spy-action-comedy in cui gli eroi della CIA che fu vengono minacciati, e in parte eliminati, dal solito rogue in odore di intrallazzo fantapolitico. In questo caso il cast fa la differenza, dato che oltre ai due citati troviamo John Malkovich, Helen Mirren e Karl Urban (il quale, delegato a fare il giovane, si rivolge a Willis chiamandolo grandpa, giusto a rimarcare la demarcazione senior citizen). Diretto dal tedesco Robert Schwentke, RED alla fine non è nemmeno male. Anzi, certi momenti sono spassosi, e come al solito la sceneggiatura e i dialoghi scritti in California hanno sempre quel qualcosa in più (come il milk shake di Mel’s, per chi se lo ricorda). Peccato solo che la parte finale sia fin troppo indulgente con se stessa, perdendo un po’ il filo della narrazione a favore di sparatorie e bombardamenti abbondantemente sopra le righe, perfino per un action-comedy caciarone come questo. In ogni caso un filmetto caruccio, ovviamente superprodotto e bello patinato, con qualche virtuosismo di regia, bella fotografia, montaggio e musica top level. Preparate il pop-corn, svaccatevi sul divano e non aspettatevi nulla: sarà uno spasso.

Sarah: Wow. This guy’s insane.
Frank: Well, he thought he was the subject of a secret government mind control project. As it turns out, he really was being given daily doses of LSD for 11 years.
Sarah: Well in that case, he looks great.

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Unforgiven (1992)

131 minuti di meraviglioso omaggio a Sergio Leone e Don Siegel firmati Clint Eastwood. Ma anche un grandissimo omaggio, quasi disperato, alla leggenda del west americano e di tutto il cinema western, ai suoi tempi dilatati, ai paesaggi mozzafiato e ai suoi personaggi di poche parole, unici e maledetti. Killer che, come i film di Leone, invecchiano ma sono sempre pronti a tornare e dare la zampata mortale. Il commovente e spietato personaggio di Eastwood William Munny in fondo non è altri che The Man With No Name trent’anni dopo. E così come l’Eastwood regista decide di forzare un ritorno al genere western nel 1992, Munny sarà costretto dagli eventi a riprendere in mano bottiglia e pistola. The Man With No Name is back, insomma, per una delle più intense, violente e commoventi vendette della storia del genere. E che ritorno! Quattro oscar: miglior film, miglior attore non protagonista (un immenso Gene Hackman) miglior regia e miglior montaggio, e quinta statuetta per miglior attore a Clint mancata di un soffio, ceduta solo di fronte all’inarrivabile prova di un certo Al Pacino per Scent of a Woman. Girato in inverno nelle meravigliose praterie tra Wyoming e Kansas, Gli Spietati è il film che conclude il ciclo iniziato nel 1962 da Per Un Pugno di Dollari, ricongiungendo l’approccio spaghetti western a quello più canonico del western americano in un opera definitiva. E se la colonna sonora – unica leggera pecca, piuttosto impersonale – fosse stata affidata a Ennio Morricone, 5 stelle non sarebbero bastate. Capolavoro assoluto da correre a vedere ad ogni costo.

Little Bill Daggett: You’d be William Munny out of Missouri. Killer of women and children.
Will Munny: That’s right. I’ve killed women and children. I’ve killed just about everything that walks or crawled at one time or another. And I’m here to kill you, Little Bill, for what you did to Ned.

The Shawshank Redemption (1994)

Il praticamente sconosciuto Frank Darabont porta sullo schermo il racconto breve di Stephen King Rita Hayworth and Shawshank Redemption, e subito siamo dalle parti del capolavoro. Darabont infatti butta lì un film incredibile, dove tutto gira alla perfezione e dove sono tutti talmente bravi da far quasi sembrare normali le superlative prove di Freeman e Robbins, che in 142 minuti dipingono un’amicizia, due vite, una storia. Un inno alla speranza nel senso più nobile del termine, ai sogni e alla libertà. Un film da rivedere ogni tanto per riappacificarsi con Hollywood.

The Sum of All Fears (2002)

Sono pochi i film in cui vedi i cattivi fare un piano diabolico e poi riuscire a portarlo a termine. Di solito arriva l’eroe e ferma il timer a 2 secondi. Qui no: i cattivi ce la fanno e la bomba esplode. A parte questa sorpresona, per il resto si tratta del solito, normalissimo, caciarone action movie – stranamente spruzzato di politica – con il mentone inespressivo di Affleck ma anche un grandissimo Morgan Freeman.