Ricordavo questo film come imperdibile. Rivisto oggi, cambierei l’aggettivo. Resta comunque, nel bene e nel male, un film unico. Pervaso di anni ’70, a tratti psichedelico, mai banale. E poi David Bowie, magrissimo, con quella faccia e quegli occhi, perfetto nei panni dell’alieno caduto sulla terra. La storia è quella solita, di come l’umanità accoglierebbe un essere di un altro mondo. Cioè nel peggiore dei modi malgrado tutte le minchiate di fratellanza universale che spariamo nello spazio. Lo abbiamo visto in Starman di Carpenter, o in The Day the Earth Stood Still. Ma qui lo vediamo in un’ottica più british rispetto a quella americaneggiante cui il cinema ci ha abituati, lo zoom non è sulle istituzioni ma sugli uomini. Qui non è la CIA a far del male al malcapitato alieno. Qui sono gli uomini stessi che lo tradiscono, gli mentono, lo alcolizzano. In fondo, alcuni lo amano, ma alla fine finiscono anche per approfittare di lui nel modo peggiore, senza dargli modo di ripartire, di tornare a casa, dai suoi amori. Finendo per ucciderlo. Un film forte e capace di emozionare, che certo va avvicinato tenendo conto della distanza siderale che ci separa dagli anni in cui è stato prodotto, che si sentono e vedono tutti. Malgrado ciò, secondo noi da vedere almeno una volta nella vita, anche solo per dire che non ti è piaciuto.
Thomas Jerome Newton: We’d have probably done the same to you, if you’d come ’round our place.