Benvenuti a Silent Hill, la cittadina double face nata sulla Playstation (quella vera, di una volta, quella specie di mattonella grigia e plasticosa, miracolo un po’ sgangherato della Sony, ve la ricordate?) e poi diventata grande e finalmente maggiorenne sbocciando in un film angosciante, fatiscente, decadente, claustrofobico diretto (bene) dal francese Christophe Gans. Playstation, dicevamo, e l’approccio da videogame si ritrova tutto nello script di Roger Avary: cammina nella nebbia, cerca la bambina, entra nella stanza, percorri il corridioio, trova la chiave, apri la porta, accendi la torcia, trova la pistola, cerca le munizioni, uccidi il mostro. arriva al boss di fine livello. Poca o niente trama insomma – che visti certi altri film non è necessariamente un male – ma una tonnellata di atmosfere sapientemente cupe e opprimenti, musicate di conseguenza, con una fotografia da urlo e una produzione ai massimi livelli che ha anche la lungimiranza di scritturare la mitica Radha Mitchell nel ruolo della protagonista, affiancandole la grande Alice “Borg Queen” Krige nel ruolo della superbaddie maledetta. Insomma, spettacolone perfetto per quello che è, un adattamento da videogame realizzato alla stragrande, costato 50 e capace di incassare 100 milioni di dolla, e finale spalancato che prepara un sequel che si mormora arriverà nel 2011.
Radha Mitchell
Pitch Black (2000)
B-movie in piena regola, sci-fi allo stato brado, in un film strano e sorprendente. Vin Diesel è Riddick, l’antieroe che diventerà subito cult. Con lui, precipitiamo su un pianeta con tre soli, tre luci diverse e un look and feel unico per la sgranatissima fotografia – da urlo – di David Eggby. Un pianeta dove non è mai notte. Beh, quasi mai. Sul cadreghino il signor nessuno David Twohy, che ci regala una regia spavalda e coraggiosa, capace di valorizzare ogni granello di sabbia, ogni ombra, ogni dettaglio. La sequenza iniziale, con la pioggia di meteoriti, l’astronave che precipita, la meravigliosa Radha Mitchell che tira maniglioni e aziona mega-flap, sarebbe da incorniciare e studiare in una scuola di montaggio. E con questo scintillante popò di packaging, anche una sceneggiatura – onestamente non particolarmente originale – come quella di Pitch Black riesce a venir fuori dallo schermo con un grido di gioia. Alla fine non c’è nulla che non ti aspetti, è pur sempre un B-movie, ma quello che c’è, anche se te lo aspetti, è davvero da urlo.
Surrogates (2009)
Due etti di Matrix, una spruzzata di Terminator, qualche goccia di Second Life (quantomeno il concept portato alle estreme conseguenze). Agitare bene e servire su schermo d’argento, con guarnizione di mega-budget e cast stellare. Fin qui Surrogates sembrerebbe di avere tutte le carte in regola per essere un prodotto di alta cucina. Ma purtroppo non è così. L’incipit si inaridisce subito e tutte le buone premesse evaporano, schiantandosi su una sceneggiatura che dopo il primo quarto d’ora traballa e barcolla, affannandosi pesantemente verso la mindless action. Come se non bastasse, on top of that arriva il solito, putrido, trito e ritrito, insopportabile, immancabile happy-fucking-end a mettere la parola fine ad ogni possibile speranza di recupero. Peccato.
The Crazies (2010)
Un film purtroppo senz’anima e zeppo (ma zeppo!) di colpi di scena dozzinali pescati a piene mani da horror di altro spessore. Dispiace, perchè look and feel non sono nemmeno male e anche perchè – e questo rende cocente la delusione – sotto la scritta executive producer appare il nome di un certo George A. Romero. Alla fine il retrogusto è di occasione mancata, dato che evidentemente la sceneggiatura c’era, il pedigree pure, ed il budget di produzione anche. La bella Radha Mitchell si conferma la principessa di un certo filone horror/sci-fi: e qui volano parole grosse tipo Pitch Black, Silent Hill e Surrogates. Guardabile, senza troppi sbattimenti, quando passa su SKY.