Star Trek – The Motion Picture (1979) (Director’s Edition)

star-trek-the-motion-picture-iliaQuesto polpettone spaziale segnò il ritorno di Star Trek anni dopo la fine della Serie Originale e il debutto di Kirk, Spock, McCoy & co. sul grande schermo. Nato sulle ceneri di quella che avrebbe dovuto essere Phase II, la nuova serie TV, questo Motion Picture debutta tra alti e bassi, riuscendo al contempo a far felici e a scontentare fans e non fans. Luci e ombre, quindi, in quello che personalmente ritengo comunque uno dei film più riusciti della serie. Certo, lento è lento, le tutine fanno veramente schifo – aridatece i piagiamini colorati di TOS! – e il finale è decisamente troppo tirato via (per esempio, dove va a finire tutta la conoscenza acquisita da V’ger?!). Però la storia è comunque affascinante, è decisamente Trek ed è anche ben raccontata (soprattutto nella versione rimontata e con CGI aggiornata della Director’s Edition). In più va detto che all’epoca questo film si doveva confrontare con i vari fantasy babble di Star Warsvedi qui cosa ne penso – a cui risponde con un sano approccio laico decisamente più affine allo spirito di Directed By. Alla fine un buon film, ma per addetti ai lavori, che se lo provi a propinare a un amico, o peggio ad una fidanzata, rischi di compromettere definitivamente il rapporto e trovarti da solo mentre il divano è catturato da un tractor beam.

Kirk: Bones, there’s a… thing… out there… McCoy: Why is any object we don’t understand always called “a thing”?

Advertisement

The Andromeda Strain (1971)

Di film così mi sa proprio che non ne fanno più. Una sana venatura di sperimentazione lo pervade in ogni dettaglio, donandogli quel sapore così particolare. E’ uno di quei film che ti fanno riflettere su come oggi sia tutto omogeneizzato, alla spasmodica ricerca della cassetta. Diretto da Robert Wise – già regista di altri pilastri scifi tra cui The Day the Earth Stood Still – e tratto da uno dei primi, meravigliosi romanzi di un certo Michael Crichton, questo film ci butta addosso con freddezza, quasi con distacco, una storia di paura batteriologica tipica dell’epoca. Un film che – nel suo sfacciato disinteresse per il successo – mi sento di definire perfetto.