Minority Report (2002)

L’ex golden boy di Hollywood Steven Spielberg si mette in scia e, vent’anni dopo che qualcuno aveva girato Blade Runner, tira fuori questo film da un racconto di Philip K. Dick. Stefanone come sempre prende i migliori ingredienti e non lesina su nulla e in Minority Report c’è davvero tutto quello che ci deve essere: megabudget (102 milioni di dolla), supercast stellare, effetti speciali di riferimento. Però lo guardi e ti resta un po’ di amaro in bocca. Trattandosi di Stefanone, però, ti dici “non è possibile, ero io un po’ così quella sera” e lo riguardi. La seconda visione te lo fa rivalutare un pochino, anche se, date le premesse, ti resta comunque un brividino lungo la spina dorsale: che il tutto potesse essere molto meglio? Non dico Blade Runner che vabbè, resta lassù, irraggiungibile, ma la risposta è si. Qui siamo lontani – molto lontani – anche dalle migliori produzioni di Spielberg, il film tentenna, rulla continuamente senza mai realmente decollare, e alla fine si rivela un polpettone piuttosto palloso. Tom Cruise parecchio ingessato non convince, Max von Sydow è sempre grande ma marginale, Colin Farrell è clamorosamente fuori ruolo e mai credibile nei panni dell’inquisitore. Peccato, perchè la produzione resta di riferimento per fotografia, look-and-feel generale, e anche per alcune trovate come i precog (guidati dalla sempre meravigliosa Samantha Morton) o la rappresentazione epocale dei computer del futuro (e infatti da qui in poi tutti gestiranno i file mulinando le mani per aria…). Ma alla fine quel piccolo grande retrogusto di occasione mancata è sempre lì che incombe. Peccato.

Agatha: Murder.

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Jaws (1975)

Siamo all’inizio degli anni ’70, quando il ragazzo Steven Spielberg, all’epoca poco più che 25enne, decide di interessarsi di pesce e tira fuori dal cilindro questa specie di aqua-thriller. Un film capace di andare a lavorare sulle tue paure più nascoste, quelle che poi si potrebbero riassumere e visualizzare con l’acqua nera, buia e ostile che rappresenta il lato oscuro di un bagno di mezzanotte. Basato sul romanzo omonimo di Peter Benchley, anche co-sceneggiatore, Jaws è il film che – praticamente in una notte – proietta Spielberg dal banco dell’asilo dei potenziali talenti alla scrivania da re mida di Hollywood. Un film costato 9 milioni di dolla e capace di incassarne 470, in cui, per precisa scelta narrativa, non ci sono attori protagonisti ma tutti comprimari, dato che il vero protagonista dev’essere l’enorme squalo bianco con la morte degli occhi. Ma intorno al cattivissimo pesciolone Roy ScheiderRichard DreyfussRobert Shaw rappresentano comunque un casting perfetto, misurato e credibile, capace di dare al film una marcia in più. Miglior montaggio, miglior colonna sonora, miglior sound sono gli oscar assegnati a Lo Squalo, ma teniamo presente che era anche in nomination come miglior film, andato poi a una cazzatina tipo One Flew Over the Cuckoo’s Nest. Un capolavoro che guardi con apprensione, megistralmente orchestrato per rimestare dentro di te alla ricerca del tuo punto debole, mentre tu provi a resistere con le unghie piantate nei braccioli. E quando, ai titoli di coda, galleggi anche tu nell’oceano attaccato ai resti del tuo divano, sei veramente sollevato che Scheider abbia centrato quella bombola.

Vaughn: And what did you say the name of this shark is?
Hooper: It’s a carcaradon carcharias. It’s a Great White.

Raiders of the Lost Ark (1981)

Durante una vacanza insieme, due tipini qualunque, tra una birretta e uno sbadiglio, anzichè ammazzarsi di sudoku decidono di inventare Indiana Jones. Il primo (un certo George Lucas) voleva ricreare una versione moderna dei film d’avventura degli anni ’40. Il secondo (tale Steven Spielberg) voleva proporsi come regista per il successivo James Bond (a occhio e croce For Your Eyes Only), ma si lasciò convincere dal primo che questo sarebbe stato meglio. Raiders raccoglie la meravigliosa eredità dei suoi due papà (che avevano appena finito di girare cazzate tipo Star Wars e Close Encounters of the Third Kind), rappresentando, nello stantio panorama dei primi anni ’80, una vera e propria rivoluzione. Il film è perfetto e riesce in un solo colpo a creare un irresistibile immaginario avventuroso e a lanciare uno dei personaggi di maggior fascino – e successo – della storia del cinema. Ma al di là di questo, è un vero spasso: una produzione da urlo, dove nulla è lasciato al caso, in cui tutto – dalle location ai costumi, dai props alla fotografia – parla di ricerca della qualità assoluta, sorretto da una sceneggiatura che ti chiede solo di allacciare la cintura di sicurezza del divano e lasciarti portare nei quattro angoli del pianeta, come su un vagoncino di un meraviglioso rollercoaster.

Jurassic Park (1993, 1997, 2001)

Difficile che Spielberg sbagli un film, anche se con il primo capitolo della trilogia dei dinosauri c’è davvero andato vicino. Tolti i valori produttivi “assoluti”, l’ipersemplificato adattamento del bel romanzo di Crichton infatti lascia mooolto a desiderare. Detto questo il film travolge e sconvolge grazie alla novità, e mentre i raptor ti staccano a morsi interi pezzi di divano, tu devi fare training autogeno per ricordarti che sono computer generated. Nel ’97 Steven ci riprova e stavolta riesce a toppare. Venuta ormai meno la novità, il film fa acqua da tutte le parti, rivelandosi un sequel inutile e sbagliato, prodotto con tanti milioni di dolla solo per farne dieci volte tanti. Potrebbe andare peggio? SI, potrebbe esserci il n.3… E infatti. L’unica sorpresa del terzo capitolo, telefonato e filoguidato dall’inizio fino al ridicolo happy/army-end, è tutto sommato la sua vuota godibilità. Un filmaccio sgangherato, che lo sgamato Spielberg ha fatto bene – stavolta – a mollare al primo Johnston che ha trovato.

Munich (2005)

A me Spielberg piace sempre, perchè penso sia veramente un grande. Forse l’unico vero grande regista dei nostri tempi. E’ un grande anche quando è prolisso e meticoloso, come in questo film. Che però ha un’atmosfera che sembra davvero girato nel 1972, e quella violenza strisciante che alterna corpi straziati da raffiche splatter di AK47 e cervelli devastati dalla paranoia. Un film da non perdere, con un grande Eric Bana. Un film che poi prima di dormire controlli che nel materasso non ci sia una bomba.