Tornano i giocattoli di Andy, nel meraviglioso mondo di Toy Story. Ma in questo terzo, e spero ultimo, capitolo Andy è cresciuto, non gioca più, se ne va (sta partendo per il college). Il destino di Woody, Buzz e tutti gli altri resta in bilico fino alla fine, tra soffitta, rumenta e asilo/lager. L’animazione è meravigliosa, inarrivabile, e il livello produttivo ha ormai raggiunto vette incredibili. Uno spettacolo per gli occhi, un miracolo tecnologico. Ma si è perso qualcosa: sul fronte della magia non scatta mai il sense of wonder che invece aveva permeato i primi due capitoli, mentre sul fronte narrativo si tende a sbadigliare, seguendo una sceneggiatura un po’ sgangherata che più che raccontare una storia si limita ad inventare una serie di stratagemmi per rimandare i 5 minuti finali, in cui succede tutto. L’unica vera idea di questo terzo capitolo dura lo spazio di un addio, di quel thank you guys sussurrato da Andy prima di mettere in moto e partire. Alla fine resti un po’ con l’amaro in bocca, gli squisiti momenti che avevano reso unici Toy Story 1&2 se ne sono andati, insieme ai talenti che hanno abbandonato una Pixar svuotata e sempre più uguale alla vecchia Disney. Beato chi lo vedrà in lingua originale (dove tornano le voci di Tom Hanks, Tim Allen e Joan Cusack). A me è toccata la penosa versione autarchica, veramente imbarazzante. Un film non indispensabile, insomma, che puzza troppo di cash cow. Guardabile, ma scordatevi la meraviglia dei primi die capitoli.
Tim Allen
Toy Story 1 & 2 (1995, 1999)
Il sogno del bambino che c’è in ognuno di noi si avvera in questo film bellissimo e dolcissimo, realizzato con quella tecnica digitale che farà scuola, e che da qui in avanti sancirà la quasi fine del cartone animato tradizionale e l’inizio dell’era Pixar e dei suoi me too. John Lasseter si mette dietro la macchina da presa (o dietro al computer?) potendo contare su una sceneggiatura perfetta che ci porta alla scoperta del mondo segreto dei giocattoli. (Allora era vero che non appena ti voltavi o uscivi dalla cameretta, loro combinavano qualcosa!). L’avventura diverte e avvince, e ha il grande pregio di avere diversi livelli di lettura: perfetta per i bimbi, divertente e acuta per gli adulti. Il miracolo si ripete con Toy Story 2, che rappresenta un seguito finalmente all’altezza del primo capitolo, a tratti forse superiore. Un pelo più di ritmo ed i personaggi incredibilmente sfaccettati contribuiscono a dargli una marcia in più, aggiungendo valore all’intera saga. Vorrei conoscere chi ha animato il cavallo Bullseye, che ha uno sguardo che commuove. Tom Hanks e Tim Allen sono solo due delle voci famose che animano i personaggi nell’edizione originale. La tecnica realizzativa lascia sbalorditi, la storia cattura e l’animazione digitale da quel look and feel al passo coi tempi che alla fine aiuterà a sdoganare definitivamente i film di animazione. Da rivedere, soprattutto nell’imminenza dell’uscita di Toy Story 3.
Galaxy Quest (1999)
Ecco il classico film che i soliti snobbano, col sopracciglio alzato e quel po’ di fastidio che fa tanto io vado solo all’Anteo. Ma questa è invece una misuratissima, efficacissima e deliziosa commedia, recitata da un cast enorme e sorretta da uno script perfetto. Una scifi comedy capace di regalare momenti di puro divertimento ma anche di commuovere. Tim Allen è irresistibile nella parte del comandante della vecchia serie di fantascienza. Con lui una incredibilmente bionda Sigourney Weaver e un grandissimo Alan Rickman. Protagonisti ormai solo di conventions e inaugurazioni di centri commerciali, tra liti e gelosie, ritroveranno amicizia e affiatamento grazie ad un’avventura da sogno. Galaxy Quest è una gioia per chi almeno una volta nella vita ha amato una serie scifi. Se poi la serie era Star Trek, preparatevi alla lacrimuccia. E soprattutto a scoprire che era tutto vero.