Il sogno del bambino che c’è in ognuno di noi si avvera in questo film bellissimo e dolcissimo, realizzato con quella tecnica digitale che farà scuola, e che da qui in avanti sancirà la quasi fine del cartone animato tradizionale e l’inizio dell’era Pixar e dei suoi me too. John Lasseter si mette dietro la macchina da presa (o dietro al computer?) potendo contare su una sceneggiatura perfetta che ci porta alla scoperta del mondo segreto dei giocattoli. (Allora era vero che non appena ti voltavi o uscivi dalla cameretta, loro combinavano qualcosa!). L’avventura diverte e avvince, e ha il grande pregio di avere diversi livelli di lettura: perfetta per i bimbi, divertente e acuta per gli adulti. Il miracolo si ripete con Toy Story 2, che rappresenta un seguito finalmente all’altezza del primo capitolo, a tratti forse superiore. Un pelo più di ritmo ed i personaggi incredibilmente sfaccettati contribuiscono a dargli una marcia in più, aggiungendo valore all’intera saga. Vorrei conoscere chi ha animato il cavallo Bullseye, che ha uno sguardo che commuove. Tom Hanks e Tim Allen sono solo due delle voci famose che animano i personaggi nell’edizione originale. La tecnica realizzativa lascia sbalorditi, la storia cattura e l’animazione digitale da quel look and feel al passo coi tempi che alla fine aiuterà a sdoganare definitivamente i film di animazione. Da rivedere, soprattutto nell’imminenza dell’uscita di Toy Story 3.